Tra la nebbia si apre uno sguardo di sabbia bianca e palme che agitano le loro chiome nella brezza mattutina oceanica, la barca si avvicina lentamente alla sponda e rilascia con docilità il suo carico.

La donna lascia sull’arenile le sue impronte, assaporando l’aria si spinge alla cognizione di un luogo neppure immaginato, cercando odori riconoscibili, soffermandosi ogni tanto per volgere lo sguardo all’interno del palmeto e trovare conoscenze sicure.

Il mare con il suo lento ed interminabile movimento, produce un suono costante come una continuativa colonna sonora alla base di una nuova realtà mai intrapresa e inaspettata.

Nuovi passi e nuove idee le affiorano alla mente sovrapponendo pensieri antichi a sensazioni nuove,  istruite nell’esperienza di un ideale cercato affannosamente nella vita e che forse nella chimera prodotta da un sogno appagatore potrà infine trovarla.

 

Un passo dopo l’altro  arriva verso il lato più esposto al sole, lungo un’ansa della spiaggia, si accovaccia in attesa di recuperare decisioni nell’ascolto profondo di una melodia composta da corde formate dalla pratica,  aspetta.

Aspetta che la risacca le porti nuove risposte.

Aspetta.

Nell’attesa il sole ha cambiato la sua posizione più volte e il vento si è diretto verso lidi diversi portando nuovi profumi.

Aspetta che la ricerca si concluda insieme al sogno.

Aspetta.

Ma nulla giunge a cambiare l’attuale.

Siccome nulla arriva a mutare lo stato delle cose ed ormai il giorno tende a scommettere una partita che perderà in favore di una notte straripante di stelle, la donna decide di accendere un fuoco per sentirsi meno sola e rischiarare il buio che l’avvolgerà di lì a poco.

Lunghe sono le ore come la solitudine nella quale è sprofondata al di là della cognizione temporale, nel suo unico volgere dei pensieri inizia a raccontarsi una storia, come un soliloquio, a bassa voce evoca luoghi non ancora conosciuti, assapora gusti introvabili e incontra sconosciute personalità che l’accompagnano su strade da atavici incroci e si ritrova in piccole squallide case dalle pareti di fango e dall’odore di sudore misto al sapore di minestra scaldata, piccoli mercati dalla varietà di merce indefinita lungo sponde di fiumi traboccanti d’acqua con porti maestosi dal flusso ininterrotto delle navi e viaggi, cercati tra le scomode pareti di un bar di periferia tra un caffè ed un aperitivo, la donna racconta evocando fantasmi dagli aspetti umani nascosti nei bauli dell’eternità camuffati da pirati e da santi portando croci e sguainando scimitarre a sua difesa, e si perde dal sogno alla chimera immaginando luoghi ricoperti dalla polvere dell’oblio e sente il bisogno di ritornare, lascia la sua storia ormai conclusa intorno al fuoco che crepita alla luce della luna.

 

Dopo questo suo prodigarsi si accorge di non essere più sola, è comparsa quasi cercata uno strano personaggio dagli occhi lucenti e dalla chioma lunga avvolta lungo un piccolo tronco d’albero mozzo, seduta di fronte a lei, la guarda con un sorriso ampio, al collo porta un pendaglio a forma di gabbietta e dentro un insetto, il suo vestito è una lunga tunica  che l’avvolge completamente unendosi nei punti meno opportuni e recandole una leggera atrofia nei movimenti.

Si guardano.

Si sorridono.

Si guardano.

Il vento le circonda portando sentori di vita lontani, tamburi ritmici a festa e canti di donne mature.

Si guardano.

Si sorridono.

La marea avanza e l’eterno suono del mare invade le loro orecchie.

Si guardano.

Si sorridono.

 “Chi sei tu?” dice la donna dopo aver gettato uno sguardo alla piccola gabbietta dorata.

“Sono lo spirito dell’isola, io evoco e vengo evocata, ogni qualvolta che una persona arriva e pone i suoi sentimenti tra le pieghe di questo piccolo mondo. Io emergo dalle pieghe delle vita e accolgo tutti i desiderosi di raccontare la propria esistenza e li accompagno tra la strana gente che in questo posto ha trovato l’amore e i sentimenti che si sono persi nella realtà.”

La donna osserva il luccichio che emana lo spirito e se ne sente appagata, come ritrovare un senso conosciuto nel passato che emerge dai flutti dell’antichità e con il cuore caldo dalla sensazione di una comprensione inattesa, non verbale, attizza il fuoco con dei ramoscelli e la ripresa è forte, un fuoco caldo divampa avvolgendo di calore tutto ciò che si trova vicino e la notte appare meno fredda e per niente solitaria.

Questo nuovo calore spinge la donna a riprendere il suo racconto tra verdi boschi e spaventose paludi scende tra le vie del borgo millenario dove ogni pietra ha una sua storia ed ogni vita la sua croce, nelle fontane giacciono tesori e nelle miniere sofferenze atroci, le parole si congiungono ad altre parole nella comprensione ed evolvono in luoghi e personalità, nascono pensieri e s’intrecciano amori che il fuoco brucia in una notte, muoiono sentimenti persi tra le strade del mondo ed alla fine la donna stanca tace.

Lo spirito dell’isola è sempre seduto davanti a lei, con il suo sorriso e la voglia di ascoltare, la gabbietta dorata tintinna con il movimento dell’insetto, intorno a loro il buio, all’improvviso una voce rompe la staticità della situazione.

“Mi piacciono le tue storie, mi fanno compagnia.”

La donna si alza e guarda in direzione della voce, un piccolo pesce dai colori sgargianti era sul bagnasciuga con le pinne conserte e la coda nell’acqua, la osservava con fare languido.

“Chi sei tu?” disse la donna.

“Sono lo spirito del mare, l’essenza degli abitanti con le squame, sono colei che ascolta e interloquisce con il mondo esterno, abito qui da molto tempo e da molto tempo ascolto le storie che sull’isola si raccontano, porto il pensiero degli abitatori degli abissi e posso farti conoscere il mondo sottomarino.”

La donna sorride.

Lo spirito dell’isola sorride.

Lo spirito del mare sorride.

Ed il fuoco divampa.

La notte non è più sola e le storie continuano una dopo l’altra con una rapida creazione d’astrusi personaggi e luoghi appariscenti, passioni si avvicendano a conflitti dagli esiti fatali, battaglie gigantesche formano individui dal pensiero lungimirante, popoli in apatica attesa d’eventi eterni soggiogati da imperatori deliranti e quando il sole sorge all’orizzonte la donna tace prostrata dal creativo pensiero di una notte intera, un ultimo sguardo intorno al fuoco che si sta spegnendo, si addormenta.